Abbiamo visto parecchi morti: di fame, di stento e di malattie

di F. Guglielmo, nato il 2 luglio 1918 a Gaggiano (MI), soldato.

La mia prigionia è durata dal settembre 1943 al settembre 1945, dopo cinque anni di vita militare, praticamente ho fatto sette anni lontano da casa. Il mio reggimento era dislocato sul confine con la Francia, precisamente ero guardia frontiera a Cesana Torinese.
I tedeschi mi hanno fatto prigioniero il 10 settembre. Dopo essere stato segregato per alcuni giorni, tutto il nostro reggimento è stato caricato su un treno; come tutti sono finito su un carro bestiame piombato e ho rivisto il mondo cinque giorni dopo.
Mi hanno detto che quando abbiamo passato il Brennero era il 20 settembre. Ci hanno scaricati nel grandissimo campo di concentramento di Hammerstein in Germania.
Abbiamo visto, nel poco tempo in cui siamo stati in quel campo, parecchi morti: la gente moriva di fame, di stenti, per le malattie che insorgevano, non c'era nessuno e niente che potesse o volesse curarci.
Dopo circa un mese di permanenza sono stato trasferito a Greiswald, vicino a STETTINO, sul mar Baltico, in quanto era venuto al campo un agricoltore (un barone penso) che ha scelto 12 persone da mandare a lavorare nella sua azienda agricola.
Nella cascina (Bauer) di "quel signore" eravamo continuamente controllati da una sentinella armata e vivevamo in uno stanzone con le sbarre alle finestre. Ogni giorno, al mattino prestissimo, veniva la sentinella che ci prelevava e ci portava fuori, in campagna.
Si lavorava da matti, da quando spuntava il sole fino a quando faceva buio, mangiavamo sempre patate, i nostri vestiti man mano che il tempo passava erano sempre più logori al punto che dopo aver rotto i pantaloni della divisa mi sono dovuto arrangiare facendomeli con un sacco di iuta.
Dopo sei mesi siamo stati portati in un'altra cascina (Konsages) nel comune di Anklam provincia di Greifswald. Anche a Konsages c'era la sentinella che ci controllava sempre e anche lì si lavorava nei campi.
La vita è stata dura, per noi nessuna cosa aveva valore: tutto questo è durato fino al 30 aprile del 45 quando arrivarono i Russi che ci liberarono.
A causa dei collegamenti e dei trasporti fuori uso abbiamo dovuto attendere qualche mese prima di poter cominciare il viaggio di ritorno in treno. Solo per passare Berlino abbiamo impiegato quasi tre giorni: prima siamo stati consegnati ai Francesi, dopo agli Inglesi e infine agli Americani.
Da questi, sempre in treno, siamo stati rimpatriati e portati al campo di smistamento di Pescantina, vicino a Verona (19 settembre) dove siamo rimasti più di una settimana.
Gli Americani ci hanno visitati tutti, ci hanno disinfettato e poi, finalmente siamo potuti tornare a casa: era il 29 settembre 1945.