Como, 18 marzo 2003
Intervista al sig. A.Vincenzo, Giffone (RC), 1923
Soldato semplice del 67° Reggimento Fanteria, IMI,
Catturato a Reggio Emilia, deportato allo Stalag XI B, Braunschweig, lavoratore coatto nello sgombero di macerie, in uno zuccherificio e in altre fabbriche.

 

Ci dice qualcosa della sua famiglia?Quanti eravate, se c’era qualche altro fratello in guerra, come guardavate alla guerra, se la sua famiglia aveva delle simpatie fasciste o meno …

No, non abbiamo avuto mai simpatie fasciste mai! Mai, mai.

 

Che scuola aveva fatto?

Io? la prima e seconda elementare.

 

Facevate il sabato fascista?

Si, il premilitare.

 

Che cosa facevate?

Istruzione.

 

Che tipo di istruzione?

Andare in montagna, addestrare. Ci addestravano.

 

Eravate in divisa?

No, no, no, borghesi.

 

Vi davano la divisa dei balilla?

No, no.

 

Ci andava volentieri?

Eh, mica tanto volentieri.

 

Fino a che età questa preparazione?

Un mese, un mese e mezzo.

 

Quand’era piccolo o quand’era? …

No, quando erano fasi che dovevamo partire.

 

Prima di partire a militare?

Si prima di partire a militare.

 

Lei è partito militare a luglio mi ha detto.

Si verso luglio.

 

Luglio del 1943, e dove è andato?E’ stato destinato a?…

Como.

 

Che battaglione?

Primo battaglione, Seconda compagnia.

 

Che reggimento?

67° Fanteria.



Quindi è venuto a Como a fare il CAR?

Sì.

 

Si ricorda qualcosa di quei mesi di CAR che ha fatto a Como?

Mi ricordo di quando è cascato Mussolini, di quando è arrivato Badoglio che comandava lui, questo qui mi ricordo. Dopo quando è cascato Mussolini c’è stato uno sbandamento, dopo un po’ di giorni.
In quei giorni lì dopo noi abbiamo sparpagliato, che anche lì, i nostri graduati…”Scappate ognuno alle vostre case e presentatevi al vostro distretto”.

 

Questo è quello che vi hanno consigliato i vostri ufficiali qua a Como?

Sì.

 

C’era qualcuno con lei? Qualche suo compaesano?

Sì, sì, ce n’erano, ma dopo ci sparpagliammo, chi li ha visti più!

 

Si ricorda qualcos’altro di episodi legati al 25 luglio o all’8 settembre in quel periodo alla caserma di Como?

Alla caserma di Como. Sì, mi ricordo che alla caserma di Como, sopra di Como, c’era un boschetto, e lì c’avevamo le tende. Adesso è tutto case lì. Lì c’avevamo le tende, perché c’attendavamo no?

 

Perché? Non eravate nella caserma?

Sì eravamo in caserma, ma dei giorni, sa… si faceva istruzione e andavamo nelle tende.

 

Dopo l’otto settembre lei ha per caso visto la popolazione che prendeva possesso della caserma?… Perché ci sono stati episodi dopo l’otto settembre quando i vostri ufficiali v’han detto: “andatevene, tornate al vostro distretto”. La caserma è rimasta vuota.

Salvate! Sì è rimasta …

 

E’ entrata gente che ha portato via delle cose, lei ha visto qualcosa?

No beh: questo non l’ho visto.

 

Ve ne siete andati subito?

Pure le robe che noi c’avevamo di borghese, l’abbiamo lasciate nella caserma.

 

Vi siete vestiti in borghese e siete andati …

Sì, dopo io sono andato lì dalle parti di Lora, e c’erano tanta gente brava. E m’hanno dato un vestitino in borghese, perché sapevano che su i tedeschi… in giro che ti portano via.
E poi intanto che ero in borghese ho preso il treno: il direttissimo; e quando è arrivato a Reggio Emilia s’è fermato ‘sto direttissimo. E i tedeschi erano lì, tutti armati coi fucili, che pigliavano… tutti giovani la maggior parte. “Raus!, raus!, raus!”, col fucile così, e c’han portato alla caserma dei bersaglieri a Reggio Emilia.

 

Quindi lei è stato arrestato dai tedeschi, non era in divisa?

I tedeschi erano in divisa, io non ero in divisa, io ero in borghese.

 

Aveva però il tesserino da militare?

Dentro la tasca? No.

 

Non ha pensato di andare in Svizzera come hanno fatto altri suoi commilitoni?

E furono tanti. furono tanti! furono tanti che si son salvati; ma io ero troppo giovane, non pensavo a queste cose. Pensavo sempre alla mia casa, alla mia famiglia. Mi presento al mio distretto, perché se non mi presento al mio distretto era triste. Capito? E io cercavo quello.

 

Quindi lei viene fermato a Reggio Emilia, su questo treno, scendete dal treno e cosa succede? Mi racconti un po’.

Una volta che siamo scesi dal treno, per terra c’erano i tedeschi, col fucile alle mani, lo tenevano così il fucile. Quindi un raduno, vediamo sbarrata la caserma dei bersaglieri, perché era vicina la caserma dei bersaglieri. Ci tennero un po’ di giorni, e via.

 

E via dove?

Ci hanno portati tutti via poi… in Germania.

 

E come? Vi hanno caricato sui treni?

Sì, sui treni bestiame, sui carri bestiame.

 

Quanti giorni è durato il viaggio?

Mah … un giorno e mezzo mi sembra che è durato.

 

E’ stato pesante?

Una notte e un giorno.

 

Eravate tanti sul treno?

Eravamo tanti, sì.

 

Sempre chiusi dentro?

Come ricordo sì, ma a Mantova dopo ci hanno aperto e mi ricordo che c’erano tutta quei brava gente dei mantovani, e c’era pure la Croce Rossa che ci prendeva e ci buttavano delle cassette di mele, ché sapevano che siaamo prigionieri e ci portavano in Germania. E quella povera gente, portavano giù nei carri bestiame cassette di mele e le mangiavamo, perché eravamo proprio morti di fame.
Poi mi ricordo pure che viaggiando, quando aprivano questi carri bestiame mi ricordo ………nel treno c’erano le camicie nere italiane, qualche italiano, qualche giovane cercava di scappare e io uno l’avevo visto che scappava, un prigioniero come me, e le camice nere sparavano, sparavano addosso.

 

L’hanno colpito?

Mi sembra di sì. Ma poi il treno si è messo a partire non ho potuto bene … però ho visto che sparavano.

 

Le camicie nere.

Una camicia nera sì.



Poi vi hanno rinchiuso, dopo Mantova e siete arrivati fino in Germania.

Germania, dove c’han portato in campo di concentramento.

 

Dove?

Sempre a Braunschweig

 

Braunschweig.

Era il campo XI B che mi ricordo.

 

Siete arrivati subito lì?

XI B, sì.

 

E’ il primo campo dove siete arrivati?

Primo campo.

 

Che campo era? Com’era?: me lo descriva un po’.

Tutto baracche.

 

Ma c’era tanta gente?

Tanta, tanta gente.

 

Quanti più o meno?

Ce n’erano a migliaia di gente lì.

 

Erano tutti italiani?

Sì.

 

Erano solo italiani?

Italiani, ma mi sembra anche tanta gente di altre nazioni poi.

 

Eravate tutti soldati o c’erano anche gli ufficiali?

Lì nel campo di concentramento? C’erano dei soldati tedeschi.

 

Che soldati erano?

Mi sembra che c’erano pure i graduati italiani.



I soldati tedeschi chi erano? La Wehrmacht? Era l’esercito? O erano le SS?

No, no, l’esercito. Pure quando c’era da montare, quando lavoravamo e dove dormivamo, c’erano anche quelli dell’esercito………….

 

Eravate in baracche? Potevate uscire dalle baracche?

In campo di concentramento?



Sì.

No, lì no. In campo di concentramento no, perché lì stettimo pochi giorni. Dopo un po’ di giorni…

 

Cosa è successo lì al campo di concentramento? Vi hanno fatto qualche operazione particolare? Vi hanno dato la matricola? Vi hanno fotografato?

No, lì no.

 

Allora è rimasto lì pochi giorni.

Sì, al campo di concentramento pochi giorni.

 

Poi cosa è successo?

Poi mi han portato in città lì a Braunschweig, e ci hanno sparpagliato, ognuno può prendere il suo lavoro.

 

Subito?

Sì, sì, subito.

 

Come si sceglieva il lavoro? Chi sceglieva il lavoro?

C’era uno che ti diceva: domani vai lì, dopo domani vai lì. Il primo giorno che mi chiamò sono andato a pulire nelle strade le macerie dei bombardamenti. Dopo di lì m’hanno mandato allo zuccherificio, dopo lo zuccherificio m'hanno mandato all’ospedale. C’era un ospedale lì in città, dove facevano un grande bunker, un rifugio. Dopo di lì poi m’hanno mandato in una fabbrica dove facevano dei pezzi di aerei, di apparecchi. Poi da là a un altro stabilimento; facevano marmellate, facevano scatolame di carne … Sempre in giro, ogni quindici giorni mi cambiavano.

 

Adesso li vediamo uno per uno questi passaggi. Volevo sapere: dov’era il vostro campo?, Eravate sempre nello stesso campo a Braunschweig città?

Sì, sì, a Braunschweig città.

 

Questo non è il grande campo iniziale, è un altro campo? Non è dove siete arrivati?

C’era un altro campo in cui dormimmo. Dopo venni portato di là e venni portato a un’altra parte.

 

Rivediamo un’attimo, lei è arrivato e siete andati a Braunschweig, nel grande campo dove c’erano tutti, giusto?

Brattetrasse, non mi ricordo più, perché siamo stati in due campi. Dopo che ci hanno spostato in uno, c’hanno mandato a un altro, e c’era un fiume lì. Lì vicino a noi c’era un fiume che attraversava tutta la città.

 

Senta. volevo capire questo: voi siete arrivati in questo primo grande campo, siete rimasti pochi giorni a Braunschweig, poi siete andati a Braunschweig città è così? Ho capito bene?

No, sempre a Braunschweig città.

 

Sempre?

Sempre, sempre.

 

Dunque: pochi giorni, poi vi hanno inviato a lavorare, ma poi tornavate a dormire sempre lì?

Sì, sì, sempre lì.

 

Eravate sempre scortati, accompagnati?

No, quando mi mandavano a lavorare no. Prima, quando siamo arrivati, quando siamo arrivati, che lavoravamo nelle strade, lì c’avevamo la guardia.

 

Perché le strade? C’erano tanti bombardamenti?

Tutti i giorni venivano a bombardare. E mi ricordo poi, c’era una povera vecchiettina, che ci ha visto che lavoravamo, morti di fame, deboli, e m’ha dato un pezzo di pane quella povera vecchietta.
L’ha vista pure… la guardia, e c’ha dato un rimprovero che non puoi immaginare! Gli ha detto: “vattene di lì se no ti fuciliamo”, c’ha detto a quella povera vecchietta. M’ha dato un pezzo di pane, dice: “povero ragazzo”. E quello lì c’ha detto: “vattene di qui che sono prigionieri. Se no ti arrestiamo”. Sempre in tedesco ci dicevano.

 

Com’era l’atteggiamento generale della popolazione verso voi prigionieri?

No, la gente civile, i borghesi, non erano cattivi; erano cattivi i militari e quelli che comandavano.

 

Erano militari giovani, anziani …

Ma… mica tanto. Su per giù un’età media.

 

Ha detto che c’erano molti bombardamenti: cosa succedeva durante i bombardamenti? Voi avevate rifugi, avete subito qualche danno? Ha visto qualcosa?

Ho visto tante cose, ho visto! Ho visto io quando andavo a lavorare come mitragliavano. Le schegge mi passavano…, mi passavano vicine, e facevano un rumore che non può immaginare! eppure … Gesù Cristo mi ha sempre salvato! Pure un’altra volta, che stavamo facendo da mangiare fuori, tutti i prigionieri, a un tratto vediamo un rumore in aria, un rumore di apparecchi. Dopo due o tre minuti sganciano una bomba, ma di quelle bombe grosse, e ha preso proprio un nostro compagno, fratello per dire. Proprio al centro l’ha preso, e l’ha portato su in aria, 200 metri! Quando è cascato poi i pezzi di quel povero giovane, tutti pezzettini così! E noi guardavamo per terra … a che c’è cascata questa salsa, questo pomodoro, che c’è cascato? E invece era carne, la carne di quel povero ragazzo. Capito?

 

E voi quando c’erano i bombardamenti che cosa facevate?

Non si poteva, non si poteva scappare… Chi si salva… si salvava



Ma lì al campo c’erano dei rifugi?

No. Al campo dove dormivamo? No, no, non c’erano.



Ma al campo hanno bombardato?

Sì, al primo sì. Dove c’era quello lì che io gli ho venduto un pacchetto di sigarette e dopo …



Me lo deve raccontare.

Sì; di domenica miei cari, c’avevo un pacchetto di sigarette nella tasca. La fame era tanta, la fame, e io ogni tanto fumavo, e cercavo di venderlo questo pacchetto di sigarette, e se l’ha preso un polacco. Sto polacco ha preso le sigarette, però soldi non me ne ha dato. Cosa fa questo qui?… Io gli sono andato appresso…e quello telefona!” Telefona…….non mi ricordo bene, è andato a dire dove eravamo noi, e riferiva, che io c’ho fatto questo, c’ho fatto quello, e invece era lui che mi doveva pagare le sigarette! E quando è arrivato lì, la guardia, ha preso la baionetta e m’ha preso tutte le braccia a botte di baionetta. Gonfie così. Dopo che mi ha fatto le braccia gonfie, c’era quella buca dove era cascata la bomba, e c’erano dei sassi lì, e m’ha detto: “Adesso vai giù e porta su quei sassi”; e io cosa dovevo fare? Son dovuto andare e nemmeno stavo in pied, son dovuto andare a portare quei sassi sopra. Dopo che s’è stufato, questo benedetto ……, una maledizione ci mando io, non benedizione!…; m’ha visto che ero proprio …lui m’ha detto: “vieni, vieni, vieni che ti do un bicchiere di acqua”. “Bevila te” gli ho detto io l’acqua. “Bevila te!”. Sono andato in camera dove abitavamo, e mi sono coricato un po'. Capito? Ero quasi avvilito.

 

Le violenze erano normali nel campo o è stato un caso?

No, tante violenze no. Però non è che a noi ci davano da mangiare eh! Dovevamo lavorare senza mangiare, ci dovevamo arrangiare noi. Mangiavamo bucce di patate che buttavano i tedeschi, dove buttavano le porcherie, la spazzatura, lì trovavamo delle bucce di patate che le sbucciavano grosse, e noi cosa facevamo? le prendevamo, e le mettevamo sul fuoco per abbrustolirle un po’ e le mangiavamo.

 

Ma i tedeschi non vi davano da mangiare al campo?

No, no.

 

Niente?

Niente, niente. Dovevamo arrangiarci noi.

 

Sgombero macerie quindi. Dopo lo sgombero macerie che altri lavori vi hanno fatto fare?

Dopo mi hanno mandato allo zuccherificio.

 

Mi racconta un po’ dello zuccherificio? Si ricorda?

Sì, lì lavoravamo, insaccavamo, cucivamo i sacchi con la macchina, però grezzo. Quello zucchero veniva grezzo e riempiva i sacchi; e noi dopo li cucivamo quei sacchi, li cucivamo, capito! Poi ogni tanto ci mandavano a pulire dentro come i topi, le macchine , come le pulivamo ci mandavano. Però lì ad ogni modo non era……

 

Eravate solo italiani lì a lavorare?

Sì, che mi ricordo io, lì solo italiani. Poi dopo lo zuccherificio, mi hanno mandato nei mulini a cilindri, e ho lavorato pure là, sempre! Come ho detto: sempre! Quindici giorni da una parte, quindici giorni da un’altra, lo zuccherificio. Poi dopo lo zuccherificio, alla fabbrica dove facevano dei pezzi di aerei.

 

Come si chiamava la fabbrica non si ricorda?

Wirkwelt.

 

Wirkwelt, si fabbricavano aerei?

Erano pezzi che facevano per gli aerei. Pezzi degli aerei, dopo non so dove li mandavano. Dove facevano le cose più grosse.

 

Voi lo sapevate che facevate pezzi di aerei?

Io? Sì, sì, lo sapevamo perché me l’han detto. Me l’han detto che quelli lì sono pezzi di aerei.

 

Chi c’era a lavorare lì?

Andavano tutte le razze lì. Dalle olandesi, alle russe, andavano lì tutte le razze, andavano lì.

 

Com’erano i rapporti con gli altri prigionieri? C’erano rapporti?

Sì, sì, mi volevano bene. Collaboravamo gli uni con gli altri.

 

Però non dormivate assieme, ognuno aveva il suo campo.

No, no, italiani da una parte e loro da un’altra parte.

 

Eravate sempre scortati per tornare al campo? C’era la guardia che vi portava in fabbrica?

No.

 

Sempre a piedi voi?

Sì.

 

Andavate a piedi o usavate i mezzi pubblici?

A piedi, a piedi, come andavamo coi mezzi pubblici?… dovevamo andare a piedi.

 

Vi pagavano?

No, niente.

 

Niente: non vi hanno mai dato nulla, nemmeno i marchettini …

Di carta. C’erano dei marchettini di carta, due pezzi di carta così.

 

A cosa servivano?

Per niente quasi, perché non ti davano niente con quello lì. Non mi ricordo quello che potevamo prendere, con quei pezzettini di carta straccia. Non mi ricordo che cosa potevamo comprare. Ma …

 

Vi hanno chiesto di aderire alla Repubblica Sociale?

Sì, quando eravamo nel campo di concentramento. Hanno detto: “chi vuole passare con le SS”. C’erano quelli che passavano con le SS, anche italiani. Ma io ho detto: “Morire sì, ma non andare contro i miei fratelli”.
Dopo d’allora quelli che hanno voluto andare con le SS, li hanno messi da una parte, quelli che non hanno voluto andare, da un’altra parte. Capito?
Dopo che noi c’abbiamo detto di no…… quelli che non hanno voluto andare con le SS, ci hanno mandati via, c’han mandati a Braunschweig.
E quando vai a Braunschweig ognuno l’hanno mandato a lavorare. Come abbiamo detto prima: prima allo zuccherificio, poi di qua poi di là, e …

 

E’ stata l’unica volta che vi son state fatte le offerte di passare alla RSI?

Una volta sola, sì.

 

Potevate scrivere a casa?

No, no, per l’amor del cielo!

 

Avete ricevuto pacchi?

Niente, niente.

 

La Croce Rossa, si è fatta viva?

Nessuno, nessuno si vedeva.

 

La stessa Repubblica Sociale non vi ha mandato nulla?

Niente, niente.

 

Il Vaticano? Nemmeno?

Nulla.

 

Dopo la fabbrica di armi, di aerei ha lavorato ancora da qualche parte?

Sì, ho lavorato da un’altra parte, sì. Ho lavorato in uno stabilimento di…….. facevano le marmellate, facevano scatolame, di carne, …

 

Sempre lì a Braunschweig.

Sempre, sempre in città a Braunschweig. Poi ho lavorato nel cimitero, dove c’era la ruspa che faceva le fosse; e dopo mettevano i morti dentro lì, e noi dovevamo fare pulizia e spianare.

 

Era un cimitero tedesco o anche dei prigionieri?

Cimitero tedesco, solo cimitero tedesco.



Continuavano intanto i bombardamenti?

Sempre, sempre, i bombardamenti c’erano tutti i giorni.

 

Ma se il bombardamento vi sorprendeva in città cosa succedeva?

E dovevamo … dovevamo scappare e vedere dove ci possiamo rifugiare, nei pozzetti dei fogni, dove capitava!

 

Non potevate entrare nei rifugi?

No, no! Per noi era proibito! Non potevamo andare.

 

Avete provato?

Sì, sì, abbiamo provato, ma non ti lasciavano.

 

Quindi vi rifugiavate nelle fogne?

Nelle fogne e dove capitava: nelle fogne, nelle cantine



Nel 1944 voi siete stati trasformati da militari in lavoratori civili. Siete venuti a conoscenza di questa nuova condizione?

Lì in Germania? Sì eh sì! Il militare non era più militare dopo eravamo sotto i tedeschi e facevamo quello che volevano loro.

 

Ma è cambiato qualcosa quando siete passati civili? E’ migliorato qualcosa?

No, mica tanto, perché eravamo sempre prigionieri.

 

Quando eravate prigionieri lì al campo, la disciplina, gli appelli, le perquisizioni avvenivano o no? Com’era?

Eh … lì eravamo come le bestie, perché miei cari, perché… non sapevamo quello che doveva avvenire, eravamo tutti storditi, facciamo per dire. Un giorno dovevamo vivere con due patate, due patate intere e qualche scatoletta, tanta così, divisa in tre o quattro persone, una scatolettina così di carne e due patate, bollite e così, … stettimo lì cinque o sei giorni, otto giorni in campo di concentramento. E dopo venni portato a Braunschweig.


A Braunschweig, la situazione era un po’ meglio quindi?

Era un po’ meglio perché ognuno eravamo per fatti nostri, se ti capitava una piccola cosa te la davano i tedeschi,, come ho detto di prima, ci arrangiavamo… di bucce di patate, di questo di quello …

 

Ma anche lì a Braunschweig c’era un piccolo campo di concentramento?

No, no, lì no.

 

E voi dove dormivate?

Nelle case così, case del comune.

 

Dormivate nelle case del comune?

Sì, dei fabbricati. Si non so di chi erano, se erano del comune, o di ……

 

Ma c’erano letti?

Sì c’erano letti a castello.

 

Ma quanti eravate voi italiani?

Lì eravamo tanti, tanti italiani: dove ero io un centinaio o più.

 

Quindi voi praticamente lavoravate per il comune di Braunschweig?

E beh … quello si. … quel coso lì …chi me l’ha fatto, quel passaporto lì, chi me l’ha fatto? il Comune me l’ha fatto.



Ci sono state malattie, qualcosa di particolare, che si è sviluppato tra di voi e avete perso forze, energie?

Eh immaginate! Eh … sicuro! Poi vedendo tutte quelle cose lì che … delle volte come lavoravo da un’altra parte, vidi un povero sventurato che c’è cascato un ferro, che era nella stamperia di ferro, che gli è cascato sul piede, era pure un italiano quel povero sventurato! Ne abbiamo viste di tutti i colori.

 

Vuole raccontare un episodio, qualche episodio particolare che l’ha colpita, che possa avere un significato? Si ricorda qualcosa?

Un significato, quello lì era… un significato era quello che ho detto prima, quando una domenica, che c’avevo un pacchetto di sigarette nella tasca, quando le ho vendute e dopo …
Questo qui m’ha mandato a casa che ce l’ha cantato quel polacco lì, e la guardia m’ha segnato tutte le braccia a botte di baionetta.

 

Ha avuto qualche notizia dall’Italia?

No, notizie niente.

 

E i suoi non sapevano niente?

No, non potevamo scrivere per niente, niente, niente, non c’era niente da fare e se qualcuno si muoveva… se scappa là… non si poteva scappare.

 

Qualcuno ha provato a scappare?

Mah,… come dicevo, dicevano qualcuno, ma dopo li prendevano.

 

Cosa succedeva?

Li prendevano e li mettevano in cella. Qualcuno c’era che scappava ma … era inutile.
Perché c’era un controllo in Germania che ve lo potete immaginare!… si mettevano alla stazione, non poteva mica…..Anche lì c’erano le guardie, non potete immaginare.

 

Sapevate come stava andando la guerra?

Lo sapevamo si! Tutti i giorni aspettavamo, aspettavamo noi italiani, che s’avvicinano gli americani. … quando sono arrivati, gli americani hanno dato carta bianca: “Uccidete quelli che vi hanno fatto del male!” ci hanno detto gli americani. Però, chi era che andava a vedere, che dopo si erano allontanati. Quando sono arrivati gli americani in Germania, si sono allontanati tutti quelli che hanno fatto del male. Non lì abbiamo visti più!

 

Era rimasta la popolazione …

La popolazione brava! La popolazione era brava! Non erano cattivi, la popolazione. C’erano nei primi tempi, nei primi tempi c’erano dei ragazzetti, ragazzotti di quattordici e quindici anni, che prendevano a botte di sassi noi altri prigionieri. Però quelli adulti sapevano che siamo prigionieri di guerra e non ti volevano del male.

 

Qualcuno ha avuto rapporti anche con donne?

Chi noi?

 

Sì.

Noi? Sarà difficile! Mah, sarà difficile! Perché come ti trovavano che andavi …… però….. io per conto mio no. Però poi non so …



Si era sviluppato un po’ di mercato nero nel campo?

In Germania?

 

Si

Tra noi?

 

Si

No, no.

 

O con gli altri prigionieri.

No, no.



Con le guardie.

No, no. E lì, che mercato nero si doveva fare? Perché noi se ci muovevamo tanto così ti mettevano in prigione …

 

Dopo la fabbrica di marmellate cos’altro ha fatto?

E dopo basta! Perché dopo si sono avvicinati gli americani e basta. Dopo quando sono arrivati mi ricorderò sempre quando sono arrivati gli americani!

 

C’è stata una battaglia per …

Siamo stati lì, no: quando sono rientrati no. Non c’è stata battaglia quando sono rientrati gli americani proprio a Braunschweig, prima si che venivano gli apparecchi a bombardare; ma quando sono arrivati gli americani, niente.

 

I tedeschi eran già scappati e sono entrati in città. Quindi vi han dato carta bianca, poi gli americani cosa hanno fatto? Vi hanno assistito? Cosa è successo? Vi hanno radunato? Vi hanno dato da mangiare?

Sì, sì, quello ti davano le sigarette, davano da mangiare, sì, sì li buttavano da sopra i camioncini agli italiani.

 

Siete rimasti sempre in queste case del comune?

Sì.

 

Anche quando sono arrivati gli americani?

E sì sempre là. Poi quando … poi quando gli americani e i tedeschi gli americani e i tedeschi … non ti mandano via. Dopo che sono arrivati gli americani, adesso non mi ricordo, stettimo quindici venti giorni, dopo ci hanno mandato via. Dopo che ci hanno portato alla stazione, ci hanno messo sui carri, sul treno e via. Ci han mandato via.

 

E siete rientrati in Italia da dove?

Da Braunschweig, da Braunschweig, ci hanno messo sul treno. Poi alla frontiera qui, han fermato il treno, abbiamo sceso, ai confini; non mi ricordo come si chiamava.

 

A Trento, sul Brennero?

No.

 

A Verona? Pescantina?

Sì, Pescantina ci tennero un paio d’ore, beviamo qualche cosa, mi sembra che c’hanno dato pure qualcosa da mangiare e poi c’hanno rimesso ancora sul treno e via, poi l’abbiamo fermato lì, , che poi lì il treno faceva la Ionica, tutto lo Ionio e ognuno come arrivava scendeva al suo …

 

Avete fatto prima tutto l’Adriatico e poi lo Ionio?

Sì.

 

C’erano tanti calabresi?

Ce n’erano. Ce n’erano di calabresi, c’erano tanti calabresi.

 

Lei aveva qualche fratello anche lui militare?

No a quei tempi là, no.

 

Quindi lei ha rivisto la sua famiglia, loro non sapevano niente di lei e lei non sapeva più niente di loro, dopo due anni ?

Non so… non so se quando ci hanno messo sul treno qui a Reggio Emilia, non so se la Croce Rossa ci ha detto qualche cosa alla mia famiglia. Perché a tutti hanno domandato: anche a me m’han domandato la Croce Rossa quando m’hanno messo sul treno e ci han portato via. E forse, la mia famiglia è stata avvisata!

 

In che condizioni era quando è rientrato in Italia?

Io?

 

Sì.

Sembravo … un filo di capello ero! Ero un filo di capello … tante le sofferenze che ho fatto che mi mancava pure la parola, perché ogni tanto io tartaglio in qualche modo. Tra il lavoro tra il questo e quello, la parola …… mi è mancata.

 

Ha portato qualche conseguenza …

C’ho un esaurimento nervoso che dopo d’allora, ho preso l’esaurimento nervoso che c’ho io, perché se no quando ero giovane, c’avevo una forza da matti! Poi quando sono venuto dalla Germania m’è venuto proprio un esaurimento che anche adesso faccio fatica a prendere un quarto d’ora di sonno la notte. Non so se … tra la fame e tra il lavoro, tra quello, ho preso un esaurimento che nessuno lo crede più; perché ormai….. a quei tempi lì l’esaurimento nervoso nessuno lo conosceva, e l’ho sempre trascurato.
Ma quando ero giovane, immaginate c’è la forza dei giovani di vent’anni. Poi tutti quei sacrifici che abbiamo fatto, mi hanno stangato.

 

Quando è tornato come ha trovato la sua famiglia?

E insomma! Bene, bene! C’era la mia mamma poveretta che non si rassegnava, non immaginate! Poteva dire: “può darsi che è vivo può darsi che è morto” perché non ci mandavo un rigo di lettera, che non ti permettevano capito?

 

E’ tornato a fare il lavoro che faceva prima?

No. Dopo quando son tornato ho lavorato in un frantoio, dove facevano l’olio. Poi al frantoio, che ho lavorato un paio di anni nel frantoio. Sono venuto qui a Como ancora.

 

Come mai è tornato a Como?

Per lavoro!

 

Ma è stato un caso o …

No, no, no! Non è un caso, sono venuto proprio apposta; perché dopo mi sono sposato, perché c’era la famiglia; il muratore prima facevo il manovale e dopo il muratore.

 

Ha sposato una comasca?

No, no, no.

 

Una del suo paese.

Sì, del mio paese.



Ma è un po’ curioso che lei ha fatto il militare a Como e poi è tornato ad abitare a Como.

Perché la conoscevo Como.

 

Perché la conosceva, aveva qualche parente, qualche amico?

Sì. No, no. C’era un mio cugino che aveva fatto il militare a …

 

Che gli aveva fatto da ponte, da tramite.

Sìccome lavoravamo dentro la segheria… là era triste, perché lavoravamo poco al nostro paese, una piccola segheria era. E poi, sapendo che qui a Como e là a Milano c’era il lavoro, e prima, prima siamo andati a Milano, poi a Milano abbiamo lavorato un po’ di mesi. Dopo ci hanno mandato via perché non c’avevamo la residenza di a Milano. E mi hanno fatto il foglio di via. Col foglio di via poi … l’abbiamo abbandonato e siamo venuti qui a Como. A Como in grazia di Dio, abbiamo trovato li fornaci e lì abbiamo fatto la vita, abbiamo lavorato un po’ di anni.

 

Alla fornace?

Sì, Poi dopo la fornace, la fornace dopo è andata in fallimento, e ognuno si cercò il lavoro come muratori. Come muratori c’era sempre lavoro.



Cosa pensa di questa esperienza tedesca?

E … mica tanto bene. …… l’ho pensato sempre io, mica tanto bene. Perché potevano essere più civili! Almeno ai prigionieri. Come li trattano, un po’ discreti: invece li trattavano come le bestie!
E non era dignità quella lì!

 

Quante ore lavoravate?

Dieci undici ore al giorno. Finché volevano loro! Perché comandavano loro.