Como, Roma, 3 agosto 2001

Dal "Tagesspiegel" di oggi, importante quotidiano di Berlino, apprendiamo che il prof. Tomuschat, docente di diritto internazionale incaricato dal Governo tedesco di esprimere un parere sulla legittimità degli Internati Militari Italiani ad accedere al risarcimento per il lavoro coatto imposto dai nazisti durante la loro detenzione in Germania, ha presentato una perizia che esclude gli I.M.I. dall'accesso all'indennizzo promesso dal Governo tedesco, che potrebbe ratificare entro i prossimi giorni questa valutazione.
Mentre ancora non è stata formalizzata la decisione crediamo sia necessario non far passare sotto silenzio questa posizione.
Quando, nel dicembre 1999, la Corte Federale Tedesca sentenziò che chiunque avesse subito da parte del nazismo violenze e la riduzione in condizione di schiavitù finalizzata allo sfruttamento della forza lavoro aveva diritto ad essere indennizzato, l'Istituto di Storia Contemporanea "Pier Amato Perretta" di Como e l'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento e dalla Guerra di Liberazione chiesero invano al Governo italiano di intervenire e, in quel vergognoso silenzio, con altri Istituti della Resistenza e collegandosi alle Associazioni storiche dei reduci consci del valore ideale dell'iniziativa, lanciarono una campagna nazionale di raccolta di documentazione e memorie ottenendo un'adesione straordinaria: ventimila schede di ex internati, che vanno aggiunte alle oltre sessantamila inviate allo IOM di Roma da altri enti e associazioni. Era nata intanto la Fondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro" creata dal Governo tedesco con la partecipazione delle imprese che sfruttarono milioni di lavoratori-schiavi; pur promuovendo la raccolta, provammo un sottile senso di umiliazione a chiedere ai figli incolpevoli dei nazisti assassini un pugno di marchi a tacitazione delle frustate, delle impiccagioni, delle fucilazioni, delle torture, del lavoro brutale in miniera e nelle gallerie delle montagne.
La creazione della Fondazione tedesca non ha significato il riconoscimento del diritto dei militari italiani, ai quali pretestuosamente la Germania di oggi attribuisce lo status di prigionieri di guerra negando lo sfruttamento senza limiti, né giuridici né materiali, operato dalla Germania nazista e dalle sue imprese che ne hanno sostenuto lo sforzo bellico.
Abbiamo sempre dichiarato che questa interpretazione è contraria a quanto emerge dai documenti storici e dalle innumerevoli testimonianze degli ex internati.
Di fronte ad un atteggiamento puramente contabile e burocratico che si oppone al diritto degli individui, abbiamo in questi mesi perseguito l'affermazione della verità storica, ritenendo ciò indispensabile anche per la costruzione di orizzonte di senso storico condiviso per una nuova idea di Europa.
Di fronte alle notizie che arrivano dalla Germania non possiamo non dichiarare il nostro sconcerto e cogliere la frustrazione che colpisce questi nostri concittadini abbandonati dalle istituzioni.
L'Istituto di Storia Contemporanea "Pier Amato Perretta"di Como e l'A.N.R.P. ritengono che più nobile sarebbe - come nobile fu il "NO" di chi fini nei lager - dire "NO" anche adesso.
Dovrebbe essere il Governo italiano ad intervenire sostituendosi a quello tedesco.
Il "grazie" di Roma è atteso dagli ex internati da oltre 50 anni. Il comportamento di tutti i governi che si sono succeduti, dalla Liberazione ad oggi, è anch'esso immorale, bisogna dirlo francamente. Noi aggiungiamo che da Berlino attendiamo soltanto un biglietto personale di scuse, firmato dal Presidente della Repubblica Federale, ai sopravvissuti e ai familiari dei morti, inclusi quelli di Cefalonia. E da Roma ci attendiamo che le nostre Autorità, senza cortei, vadano in un cimitero tedesco davanti a una croce senza nome e si inginocchino ricordando quei ragazzi coraggiosi e sconosciuti che diedero la vita per la Patria.
Il Capo del Governo dica poi apertamente al Cancelliere tedesco ora e subito, che l'Italia rifiuta il denaro tanto stentato di Berlino e si assume in proprio il problema dei militari internati, del tutto diverso da quello dei deportati politici.
Al Capo dello Stato chiediamo di ricordare in un discorso pubblico - almeno una volta - i cinquantamila morti dei lager, eroi come i soldati di Cefalonia. Sono i nostri padri e fratelli e noi scriviamo queste parole con profondo dolore e vergogna e non lasciando comunque cadere qualsiasi tentativo per ottenere giustizia dai rappresentanti di una nazione amica.



Valter Merazzi - Direttore I.S.C. Como 

Ricciotti Lazzero - Presidente I.S.C. Como 

Enzo Orlanducci - Segretario A.N.R.P. Roma