KAHLA – THURINGEN
REIMAHG – LA FABBRICA LAGER

di Antonio Vanzulli


La decisione di decentrare la produzione di armi, in particolare di aerei da caccia, a seguito dei bombardamenti alleati sulla Germania ( di giorno da parte dell’8^ A.A.F. americana – di notte da parte della R.A.F. britannica) fu presa da Hermann Goring su suggerimento di Fritz Sauckel. Gli stabilimenti vennero poi chiamati REI.MA.H.G. ( REIchs Marshall Hermann Goring). I lavori edili nelle miniere di sabbia quarzifera di proprietà della fabbrica di porcellane “ KAHLA A.G. “ di Jena, iniziarono il giorno 11/4/1944. Tra i primi lavoratori, vi erano 187 italiani, che furono alloggiati in condizioni miserevoli nel cosiddetto “ Rosengarten”( giardino delle rose) di Jena. L’inizio della produzione degli aerei da caccia FW .190 e Ta. 152 prodotti dalla Focke Wulf (A.G.O.), era previsto per il 1 Agosto 1944, previsione che si rivelò subito poco realistica. Goring e Saur, visitarono il complesso in costruzione il 10 ottobre 1944. Dopo due giorni, un decreto del Fuhrer ordinava di produrre a Kahla il caccia a reazione Messerschmitt Me. 262 ( una delle famose armi segrete del III Reich), anzichè i caccia FW.190 e Ta. 152. Il 18/10 Sauckel chiamò ad assumere la totale responsabilità dello stabilimento il Dott. Roloff, ordinando l’inizio immediato della produzione, malgrado le enormi difficoltà tecniche. Venne anche pianificato lo spostamento della fabbrica Messerschmitt di Leonberg, che produceva le ali del Me. 262 e quello della fabbrica di Dresda, che produceva le gondole dei motori. Il complesso di gallerie era formato da 75 tu nnel per una lunghezza totale di ben 32 Km. ed una superficie utile di10.000 mq. Vi erano 4 Bunkers con muri in cemento armato di 2 metri di spessore ( il bunker “ 0 “ ospitava gli uffici tecnici ed amministrativi, le S.S., ed aveva una sala mensa di 3.000 posti!!!!) In totale a Kahla lavoravano circa 15.000 persone, di cui 1/3 erano tedeschi e 2/3 schiavi di varie nazionalità (italiani, russi, belgi, francesi, polacchi, ecc.). Venne costruita in cima ad una collina una pista di decollo in cemento, lunga 1.500 mt. X 50 mt. di larghezza, con una ferrovia a cremagliera per il trasporto alla pista di un aereo completo, pronto per essere consegnato direttamente in volo ai reparti operativi. La previsione di produzione a pieno regime era di 40 aerei/giorno ( molto ottimistica, se si pensa che ormai il collasso del III Reich era vicino). In ogni caso, nei circa 10 stabilimenti della Messerschmitt dove avveniva il montaggio finale del Me. 262, secondo fonti storiche inglesi, furono costruiti in totale circa 1.433 aerei, che in parte entrarono in azione contro i bombardieri alleati che giorno e notte bombardavano al Germania, abbattendone circa 700. Malgrado le ottimistiche previsioni, a Kahla vennero prodotti tra i 26 ed i 40 aerei, fino al 12/4/1945, giorno di arrivo delle truppe americane.
Le condizioni dei lavoratori a Kahla erano terribili. Il principale lager che forniva la mano d’opera era Buchenwald, storicamente uno dei peggiori, classificato KZ ( campo di sterminio). Ciò malgrado, circa 200 francesi detenuti a Buchenwald,allettati dalla richiesta di mano d’opera da inviare a Kahla, accettarono di buon grado il trasferimento; quando vi giunsero e videro la triste realtà, chiesero di ritornare a Buchenwald !!!!, per questo furono puniti con una notte in piedi e al freddo, che li decimò.
Alcune fonti storiche, in particolare tedesche, raccontano le brutalità ed i crimini commessi a Kahla….. “ …..la vigilia di Natale del 1944, un operaio belga rimase impigliato con le gambe in una betoniera. Per non fermare il lavoro, il responsabile della ditta Andorf, certo Rehring, ordinò l’amputazione delle gambe con una sega da falegname ed un’accetta. L’operaio poco dopo mori' “ ( I. Stemler, polacco – testimonianza su REIMAHG , comitato scientifico Università di Jena ). Esiste un elenco di deceduti italiani con oltre 450 nomi – E’ SPAVENTOSO. In totale a Kahla vi furono circa 5/6.000 morti, secondo il testimone Stemler, ma i documenti ufficiali dei vari comuni, registrano “solo” circa 900 decessi. Di questi 900 registrati, il maggior numero sono italiani (circa 450), poi i russi ed i belgi. Nell’elenco degli italiani è indicata la data di nascita e di morte, e la causa del decesso ( si va da uomini di 40 – 50 anni a ragazzi del 1927 – 17 anni). Sauckel aveva cosi’ ordinato: “ questi uomini vanno trattati e nutriti in modo che diano le massime prestazioni con il minimo dispendio “. Ciò portò ad una vita media, nei lager più duri di circa 2-3 mesi.
A Macerata, dove è stata allestita una mostra su Kahla, nel 2002, un signore, scorrendo i nomi dell’elenco, ha trovato il nome di un suo parente . è scoppiato in lacrime, con lui tutti i presenti ( organizzatori e visitatori) hanno avuto un momento di grande commozione.
A Kahla arrivarono italiani provenienti da vari lager (I.M.I.), in particolare da Buchenwald, che si trova geograficamente vicino sia a Kahla che a Nordhausen ( dove vi era l’enorme fabbrica sotterranea chiamata in codice “ DORA “ che costruiva le V1 e V2, altre armi segrete del Reich), ma anche direttamente dall’Italia, con trasporti su ferrovia di giovani e giovanissimi rastrellati dai tedeschi in ritirata verso nord, con la “preziosa” collaborazione” dei fascisti della R.S.I..
La macchina organizzativa tedesca, guidata dai vari Sauckel, Goring, Heichmann, Speer, ecc. dava quindi i suoi risultati, i processi di Norimberga ( e per Heichmann di Tel Aviv), ne hanno tenuto conto nell’emettere le sentenze di morte.
Anche per gli operai di Kahla era stata emessa dalle S.S. una sentenza di morte. Dovevano essere portati tutti nelle gallerie, poi le entrate dovevano essere fatte saltare : TUTTI DOVEVANO MORIRE.
L’incarico venne dato ad un maggiore della Luftwaffe, Georg Poltzer, il quale però non esegui’ l’ordine, probabilmente per un freddo calcolo. Le truppe americane erano già vicine, la guerra era ormai persa, e di questo grave crimine avrebbe dovuto rispondere ad un tribunale alleato.
Si può affermare che nei pochi mesi di attività di REIMAHG-KAHLA ( 1 anno da quando furono iniziati i primi lavori, pochi mesi dall’inizio della produzione industriale, in quell’angolo di Germania avvenne uno dei peggiori crimini del III Reich).